Achille era figlio del mortale Peleo, re dei Mirmidoni di Ftia (regione nel sud-est della Tessaglia) e della nereide Teti. Il protagonista del poema, è l’immagine dell’eroe per eccellenza, “uomo di straordinaria forza, di null’altro desideroso che della gloria conquistata in guerra”; bellissimo, alto, biondo, è impulsivo e sincero, fino all’impudenza, facile all’ira ed eccessivo in tutte le manifestazioni esteriori, guidato com’è da passioni incontrollabili ed elementari. Eppure in lui compaiono a volte venature di malinconia struggente e di tenerezza: sa commuoversi e commuovere con la musica e il canto e come un bambino, nei momenti di tristezza, sente il bisogno di sua madre, la ninfa Teti. Per questo va a piangere sulla riva del mare da cui la dea giunge “veneranda” a consolare il figlio, quella “creatura” così straordinaria, ma destinata a una breve vita, breve, ma gloriosa come l’aveva voluta lui. Zeus e Poseidone si erano contesi la mano di Teti fino a quando Prometeo (o, secondo altre fonti, Temis) profetizzò che la ninfa avrebbe generato un figlio più potente del padre. Per questo motivo essi dovettero rinunciare alle loro pretese e costrinsero Teti a sposare Peleo. Esiste una versione alternativa data da Le Argonautiche[1] nella quale Era allude alla resistenza e al rifiuto di Teti alle avance di Zeus, per rispetto al legame matrimoniale Era-Zeus. Nel poema incompleto Achilleide di Publio Papinio Stazio del I secolo, c'è una versione che non si trova in altre fonti, in base alla quale Teti, quando Achille nasce, per renderlo immortale, lo immerge nel fiume Stige, tenendolo per un tallone: il bambino diviene così invulnerabile tranne nel tallone che non era stato immerso nell'acqua del fiume (cfr. Tallone di Achille). Non è chiaro se questa versione di Stazio fosse nota in precedenza. In un'altra versione, Teti unge il bimbo con l'ambrosia, mettendolo sul fuoco per bruciarne le parti mortali del corpo. Viene però interrotta da Peleo che strappa con violenza il piccolo Achille dalle sue mani: il bambino rimane ustionato a un tallone e Teti, furibonda, abbandona entrambi. Peleo, con l'aiuto del centauro Chirone, sostituisce il tallone ustionato di Achille con l'astragalo (osso del tallone) del gigante Damiso, celebre per la sua velocità nella corsa: da qui l'appellativo di piè veloce (podas ôkus) con cui l'eroe viene anche identificato. Comunque, c'è da dire che nessuna delle fonti antecedenti Stazio fa riferimento alla sua invulnerabilità. Al contrario, nell'Iliade, Omero narra di un Achille ferito: nel libro XXI, l'eroe peonio Asteropeo, figlio di Pelegone, sfida Achille nei pressi del fiume Scamandro. Egli, ambidestro, scaglia due lance alla volta e la seconda colpisce Achille al gomito, facendogli sgorgare del sangue: sfiora coll'altro il destro braccio dell'eroe, di nero sangue lo sprizza. Neanche nei poemi epici greci del ciclo troiano dove compare una descrizione della morte dell'eroe, Cypria, Etiopide, la Piccola Iliade e l'Iliou persis (La caduta di Ilio), c'è traccia della sua invulnerabilità o del suo famoso tallone. In alcuni successivi dipinti su vaso che raffigurano la sua morte, una o più frecce trafiggono il suo corpo. Peleo affidò Achille al centauro Chirone sul Monte Pelio per la sua crescita ed educazione.
Sul Pelio, il fanciullo ricevette le cure della madre del centauro Chirone, Filira, e di sua moglie, la ninfa Cariclo. Chirone provvedette anche a cambiargli il nome in Achille; prima infatti era stato chiamato Ligirone, che significava "piangente". Teti richiama Achille dal Centuro Chirone, 1770, dipinto di Pompeo Batoni, San Pietroburgo, Ermitage.Quando fu più grande, cominciò a esercitarsi nella caccia e nell'addestramento dei cavalli, e parimenti nell'arte medica. Inoltre, imparava a cantare e a suonare la lira, mentre Chirone lo addestrava alle antiche virtù: il disprezzo dei beni di questo mondo, l'orrore della menzogna, la moderazione, la resistenza alle cattive passioni e al dolore. Il Centauro lo nutriva esclusivamente di midolla di leone e di cinghiale selvatico, per trasmettergli la forza di questi animali, e di conseguenza per renderlo coraggioso e forte; gli veniva invece somministrato miele e midollo di cerbiatto per renderlo agile e veloce, ma anche per dargli dolcezza e persuasione. Chirone gli insegnò l'uso perfetto della forminx come strumento musicale, mentre la Musa Calliope lo istruì nel canto e anche nell'arte della pittura. Le doti del giovane eroe si rivelarono già da sei anni quando, grazie ai consigli del suo maestro centauro, uccise il suo primo cinghiale. Da quel momento il Pelide iniziò a portare continuamente nella grotta del centauro un continuo di prede abbattute. La sua bionda capigliatura splendeva al sole durante le corse, quando braccava, raggiungeva ed abbatteva i cervi senza l'aiuto dei cani. Le sue doti stupivano persino le divinità Atena e Artemide, sbalordite dalla grazia e dalle capacità di quel fanciullo così piccolo. Durante questo periodo di educazione alla vita guerriera, Achille ebbe un inseparabile compagno, Patroclo, il quale, benché fosse più grande di lui per età, non gli era superiore né per la forza, né poteva vantare una nobile origine. Sempre in contemporanea alle cure di Chirone, Achille apprese dal precettore Fenice l'arte dell'eloquenza e l'utilizzo adeguato delle armi. Secondo la tradizione omerica, il Pelìde trascorse la sua giovinezza a Ftia, insieme al padre Peleo e all'anziano Fenice, che molto lo amava e lo considerava come un figlio; il poema ricorda anche il tenero episodio in cui Fenice offriva del vino al giovane eroe, ma quest'ultimo spesso lo risputava sulla sua tunica, ancora troppo giovane per poter gustarlo. Sin da bambino, gli dei che da molto lo ammiravano e conoscevano bene il destino che attendeva quell'eroico ragazzo, lo avevano avvisato del futuro che l'avrebbe seguito. Gli fu chiesto se preferisse vivere a lungo senza gloria e sconosciuto a tutti o avere una vita breve e famosa per le imprese che avrebbe compiuto, il giovane Achille scelse quest'ultima, così il suo destino fu segnato.
26 aprile 2010
L'iroso e coraggioso Achille
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