07 novembre 2011

BRONI:LA FABBRICA CHE UCCIDE

La città lombarda ha il record dei morti per patologie legate alla lavorazione dell'amianto in rapporto al numero di abitanti. Colpa della Fibronit, una fabbrica che ha chiuso vent'anni fa ma che continua a uccidere, con una media di 40 vittime all'anno, 700 in tutto finora, e che dovrebbe essere al più presto bonificata. Due gli ostacoli: i soldi, 27 milioni di euro, che non ci sono; le discariche speciali per stoccare i trecentomila metri quadrati di materiale velenoso che restano nell'azienda, che sono ancora soltanto in progetto

L'azienda si chiamava Fibronit, sorge a pochi passi dal centro di Broni e ha cambiato insegna vent'anni fa. Ma continua a fare strage: prima degli operai che si riempivano i polmoni di polvere d'amianto, poi delle loro mogli che lavavano i panni da lavoro, oggi dei loro figli. Quaranta morti all'anno, perché in quello stabilimento ci sono ancora trecentomila metri quadrati di materiale da bonificare

Perchè mi chiedo io...si buttano via milioni di milioni di euro per delle cazzate...e non si fa qualcosa per fermare questo omicidio di massa?

 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

evidentemente nessun politico di nessuna sponda ha degli interessi li. Triste molto triste.

Raf

Anonimo ha detto...

La politica di qualsiasi segno sembrerebbe sembra molto lontana dalla gente comune e i suoi bisogni e ripiegata sui propri interessi di parte. Forse pochi decenni fa non si conosce la potenza micidiale di questa sostanza. Ora con le ricerche se ne sa di più ma si assiste impotenti a tante morti innocenti. Penso che, e le alluvioni di questi giorni lo dimostrano, che dovremo sempre più diventare protagonisti del nostro Paese, dei nostri territori, denunciando quello che non funziona, senza paura di essere tacciati alla volta di comunismo, di liberismo, di anarchismo, di anti-politicismo. E' evidente che abbiamo spesso aderito taciti allo scempio dei nostri territori, all'arricchimento selvaggio che non perdona, al trinceramento in posizioni di comodo. Il Paese vacilla, sprofonda in senso metaforico e non solo purtroppo. Oggi è toccato a quei morti, ma nessuno di noi può dirsi al sicuro. Solo con un ritorno ai valori fondamentali, alla solidarietà, potremo sperare di cambiare qualcosa al di là dei maledetti discorsi si spread (ma chi cazzo ha capito cosa è!) titoli tossici, default e politici rabbonitori che hanno buon gioco a dipingere la realtà un giorno catastrofica e un giorno ottimistica.
Svegliamoci!
Napo