Fra gli eroi del poema, Patroclo è certamente uno dei più cari ad Omero per la sua giovinezza e gentilezza d’animo, per la devozione che lo lega ad Achille e per il suo coraggio che lo porterà a un fatale incontro con Ettore. Ma l’ immagine di Patroclo rimane impressa nel nostro animo non tanto per il valore di guerriero, quanto per la nobiltà e l’accettazione del sacrificio allorché veste le armi del più forte guerriero greco, cercando di rendersi degno della sua lode. Patroclo (greco: Πάτροκλος / Pátroklos o Πατροκλῆς / Patroklễs, letteralmente « la gloria (κλέϝος) del padre (πατήρ) »; latino: Patroclus o Patrocles) è una figura della mitologia greca, tra le più importanti nella guerra di Troia. Figlio di Menezio e di Stenele, era l'inseparabile compagno di Achille. Indossò le armi dell'amico quando questi, offeso da Agamennone, re di Micene, rifiutò di continuare a combattere contro i Troiani: presentatosi in battaglia in vece sua, Patroclo provocò scompiglio nelle file nemiche, che respinse vittoriosamente, ma venne ucciso da Ettore. Il desiderio di vendicare il compagno indusse Achille a riprendere la guerra e ad uccidere lo stesso Ettore in duello. Patroclo è una delle personalità di maggior spicco dell'Iliade di Omero. Personaggio di grande bontà e dolcezza, costituisce una novità in un mondo di eroi che non conoscono altre virtù oltre alla forza. La tradizione più autorevole, sostenuta da Omero, afferma che Patroclo era figlio di Menezio, re di Opunte, nella Locride.[1][2] Una tradizione erronea, talvolta posta in alternativa a questa prima, attribuisce la paternità dell'eroe ad Eaco.[3] Costretto ad abbandonare la sua città, si rifugiò presso Peleo e divenne amico e (secondo alcune interpretazioni del periodo classico ed ellenistico) amante inseparabile di Achille. I due giovani si recarono insieme alla guerra di Troia, e quando Achille si ritirò dalla battaglia, Patroclo indossate le sue armi, ne prese il posto, portando scompiglio nelle schiere avversarie. Ma non tenne conto del consiglio dell'amico, ovvero limitarsi a respingere i troiani presso l'accampamento, e per questo in un primo momento Apollo lo stordì, poi Euforbo lo ferì con un colpo di lancia e infine Ettore gli diede il colpo di grazia. Le ceneri del suo corpo furono messe accanto a quelle di Antiloco (ucciso da Memnone) e di Achille, dopo che costui fu ucciso da Paride. Spogliato delle armi, il cadavere di Patroclo viene conteso dai due schieramenti nel corso di una lotta furiosa che si conclude solo con l’arrivo di Achille: al suo grido, i troiani fuggono verso le mura della città in preda al terrore. Sconvolto dal dolore, dopo aver organizzato i giochi funebri in onore dell’amico, Achille riprende il combattimento. Achille che cura Patroclo, vaso con figure rosse del pittore di SosiaNell'Iliade Patroclo è una figura abbastanza particolare: infatti le sue caratteristiche dominanti sono la bontà e la dolcezza, un fatto abbastanza inusuale se si pensa agli altri eroi del poema, come Achille o Ettore, forti e coraggiosi. Molti personaggi lo lodano, come Briseide, che lo definisce "sempre dolce", e persino i suoi cavalli lo piangono, poiché era stato un buon auriga per loro. Un episodio che evidenzia la gentilezza di Patroclo è quello descritto nel libro XVI (versi 1-100), in cui egli corre in lacrime da Achille, dicendo che molti Achei stanno morendo in battaglia e altri sono feriti; si preoccupa, quindi, della sorte dei suoi compagni. Inoltre il poeta lo apostrofa spesso, tradendo una certa simpatia per il suo personaggio.
26 aprile 2010
Patroclo il buono
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