Un abbraccio alla nuova
Dottoressa Federica Brega
con un bel 98!!!
COMPLIMENTI!!!
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Sono fiera di te
Barbara
Un modo per restare sempre in contatto con la parte migliore di me...i miei Amici!
Guardate questa foto (da Parigi)Detto ciò...voi cosa ne pensate?
Vi sembra una prova di democrazia?
di Stefano Montefiori
Tags: discriminazione, islam, legge, libertà, niqab, provocazione, velo
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Care amiche e amici della Ventisettesima ora, guardate questa foto, scattata una settimana fa tra i tavolini all’aperto del caffè Fouquet’s, sugli Champs Elysées. Che cosa vi suggerisce? La libera espressione di una religiosità vissuta in modo intenso? L’assogettamento ai voleri di un uomo-padrone? Un gioco di ruolo – lui candido e folta chioma al vento, loro vestite di scuro e rinchiuse nel niqab – un po’ perverso?
L’uomo si chiama Rachid Nekkaz, 38 anni, musulmano «laico» (si definisce così) e filosofo portavoce dell’associazione «Touche pas à ma Constitution» (Giù le mani dalla mia Costituzione): una decina di anni fa Nekkaz ha fatto i soldi con la bolla delle dot.com e ora finanzia un fondo per pagare le multe alle donne che portano il burqa o il niqab (150 euro).
In questo caso, le donne sono due musulmane francesi che si sono prestate alla provocazione di esibirsi completamente velate, in un luogo simbolo del sarkozismo (il presidente festeggiò qui il 5 maggio 2007 la vittoria alle elezioni), quattro giorni dopo l’entrata in vigore del divieto di burqa. In un video del Nouvel Observateur , le donne velate spiegano (in francese) perché la loro scelta è più democratica, repubblicana e costituzionale della legge che sfidano apertamente. Evocano la libertà di religione, di espressione, l’uguaglianza e la non discriminazione, etc…
Non so a voi, ma a me non convincono. Eppure le provocazioni mi piacciono, un vecchio punk con la cresta fosforescente ai tavolini del Fouquet’s mi avrebbe fatto simpatia. Loro no.
Quell’uomo ostentatamente padrone della situazione. Loro completamente irriconoscibili, in omaggio a una prassi non codificata nel Corano né in alcun altro testo sacro dell’Islam; donne in possesso dei mezzi culturali per articolare una spiegazione, negata invece a tante loro correligionarie che portano il burqa non per happening situazionista, ma per paura di prendere le botte da un padre o un fratello maggiore fanatici.
Per la cronaca, le donne in niqab del Fouquet’s sono state ignorate dalle forze dell’ordine. E questo lunedì, a una settimana dall’entrata in vigore della legge, non una sola multa è stata comminata dai poliziotti francesi, per paura di subire un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.
Eppure, io penso che la Francia abbia fatto bene a proibire il burqa. E quella foto non mi piace.
15/4/2011 - Gabriele Corti fa sul serio. Circa un mese fa aveva accennato alla volontà di formare una cordata di imprenditori e di soggetti privati che condividessero l'importanza di promuovere questo nostro territorio sotto il profilo turistico, e venerdì scorso ha riempito la sala convegni di Cascina Caremma di persone interessate a cominciare a parlarne, a discutere, a capire, a confrontarsi, a prendere in considerazione l'ipotesi di starci alla proposta e magari di rafforzarla con il proprio contributo di idee prima ancora che di mezzi.
il titolare di Cascina Caremma, realtà attiva ormai da vent'anni e nata in modo pionieristico e con il coraggio condito con quel pizzico di «sana follia» che anche oggi è indicato come uno degli ingredienti indispensabili per questa nuova avventura. «Perché promuovere il turismo sul nostro territorio? - ha iniziato Corti - Innanzitutto perché questa è una delle zone più belle dal punto di vista paesaggistico e per il momento meno costruite di tutta la provincia di Milano. Dunque ideali per candidarsi ad ospitare un turismo alternativo, che ovviamente non potrà né vorrà mai diventare di massa, ma che può certamente crescere, potenziarsi e specializzarsi. Penso ad esempio al cicloturismo (ideale e accessibile a tutti in una pianura che peraltro non è "noiosa", ma mossa, con saliscendi, con caratteristiche che variano di zona in zona); penso ad un turismo di avventura (prima di andare a fare rafting sul Sesia, i neofiti lo possono imparare sul Ticino, decisamente più abbordabile; e se anche la canoa sul fiume azzurro mette qualche apprensione, per prendere confidenza ci si può calare nelle acque tranquille e alte non più di un metro di qualche lanca, che oltretutto è un ambiente meraviglioso); penso anche ad un turismo cosiddetto minore e a una straordinaria varietà di itinerari possibili che in un tempo di crisi come quello presente costituisce anche un'opportunità dal punto di vista dei costi».
Ma la prima opportunità, secondo Corti, è proprio quella che il territorio dell'Abbiatense e di questa zona caratterizzata da Parco del Ticino e Parco Sud deve saper cogliere. Come? «Rivolgendoci a questo bacino d'utenza straordinario, motivato e stressato, costituito da Milano. Una metropoli che oltretutto è la seconda città turistica d'Italia dopo Roma (certo, turismo soprattutto d'affari, ma dunque perché non promuovere anche la possibilità di aggiungerci momenti di relax in campagna e visite a gioielli d'arte e cultura sparsi tra Ticino e Navigli?), che è un crocevia nazionale ed internazionale con questo aeroporto di Malpensa che ormai abbiamo e di cui dunque è più sensato a questo punto cercare di approfittare...».
Una realtà che peraltro ha già cominciato a fare qualche numero e che per questo Corti ritiene debba essere decisamente incentivata: «Già adesso - prosegue - il turismo dalle nostre parti sta dando un contributo che comincia ad essere importante in termini di posti di lavoro. Perché cresca ulteriormente ritengo occorra l'impegno dei privati per una serie di motivi: primo, perché il pubblico su questo fronte non ha ancora prodotto niente di concreto; secondo, perché i privati sono più motivati e di conseguenza più avanti dell'ente pubblico, più attenti alle pulsioni del territorio in quanto abituati a tirare la carretta; terzo, perché non è certo il momento in cui sperare di ottenere da quello risorse economiche o aiuti finanziari».
Come si fa, in concreto, a promuovere il turismo nel territorio? Anche su questo fronte Corti sembra avere idee chiare e semplici: «Prima di tutto, informarsi, studiare (e cita a proposito la mail ricevuta da Mario Comincini che suggerisce che basilare ad ogni sviluppo turistico è sapere che cosa si sta promovendo e aggiunge che quello dell'acqua è un ottimo argomento di partenza, offrendo la propria disponibilità ad aderire al progetto, ndr); secondo, sfruttare le caratteristiche climatiche della primavera e dell'autunno che rendono particolarmente gradevole il nostro ambiente e dunque sviluppare una proposta complementare a quella del mare e della montagna, orientata ad attrarre flussi minori ma di qualità; terzo, sul fronte della difesa del territorio non fare altro che rendere visibile e mettere in rete quello che c'è già, metodo assolutamente efficace a tutela delle nostre campagne improntate il più possibile ad un'agricoltura ecocompatibile, ad esempio con la reintroduzione di siepi e filari; quarto, superare il conflitto ristorazione-agriturismo trovando sinergie utili, riunire intelligentemente pubblico e privato a partire dalla consapevolezza che nessuno ci servirà mai sul piatto d'argento le occasioni per promuovere il territorio e le attività che lo caratterizzano, mettere insieme con umiltà la nostra voglia di dialogare e di imparare». Conclusione: «Ma ricordiamoci che occorre partire dalle cose più semplici, che sono anche basilari e che riguardano tutti: essere attenti a non buttare mozziconi per terra, tanto per fare un esempio easy, è la partenza per fare la differenza».